Prospettive future per i pazienti amputati: procedure innovative e tecnologie all’avanguardia

Quante volte, parlando di futuro, ci si è immaginati un mondo popolato da robot, tecnologie all’avanguardia e macchine volanti? Anche se non tutti lo hanno immaginato proprio così, possiamo dire che ad oggi non si parla d’altro: intelligenza artificiale, stampe in 3D e tante altre evoluzioni tecnologiche hanno cambiato progressivamente il mondo nel quale viviamo. Non è nostro interesse comprendere dove ci porterà tutta questa innovazione, quello che sicuramente è possibile affermare è che la novità tecnologica ha avuto e sta continuando ad avere un impatto molto importante anche in ambito medico

Entrando concretamente nell’ambito delle protesi di arto inferiore possiamo dire che la protesi, intesa nel suo senso più semplice, è già di per sé una grande invenzione, in quanto dal momento in cui è stata ideata ha permesso di sostituire una parte mancante del corpo umano, rendendo meno invalidante la vita dell’amputato.

La tecnologia e le diverse evoluzioni hanno poi fatto il loro corso, trasformando questa componente aggiuntiva da passiva ad attiva, ovvero controllabile direttamente. 

L’innovazione tecnologica non ha portato però solo novità nell’ambito delle protesi, ma in generale anche nel percorso di riabilitazione del paziente amputato. In che modo? Ad esempio la realtà virtuale è stata utilizzata per gestire il dolore da arto fantasma, ma di questo parleremo più approfonditamente nei prossimi paragrafi. 

Procediamo dunque a comprendere meglio cos’è importante sapere riguardo all’amputazione di un arto inferiore e quali sono le conseguenze. Infine, approfondiremo alcune innovazioni in ambito protesico e non solo.

L’amputazione di un arto inferiore: cosa è importante sapere?

L’amputazione di un arto inferiore è un intervento chirurgico in cui una parte o l’intera gamba viene rimossa. Questo può essere necessario a causa di diverse condizioni, tra cui: 

  • traumi: incidenti gravi, come incidenti stradali o infortuni sul luogo di lavoro, possono causare danni irreversibili che richiedono l’amputazione;
  • malattie vascolari: problemi di circolazione del sangue, spesso associati a condizioni come l’aterosclerosi o il diabete, possono portare a gravi complicanze e alla necessità di un’amputazione;
  • infezioni gravi: infezioni non controllate possono diffondersi rapidamente e causare danni estesi ai tessuti, rendendo l’amputazione l’unica opzione per evitare la diffusione dell’infezione;
  • tumori: tumori ossei o dei tessuti molli possono richiedere l’amputazione come parte del trattamento per prevenire la diffusione del cancro;
  • malformazioni congenite: alcune persone possono nascere con malformazioni gravi degli arti inferiori, che possono richiedere l’amputazione o interventi correttivi;
  • malattie neurologiche: in alcune malattie neurologiche gravi, possono verificarsi necrosi e infezioni gravi che richiedono l’amputazione.

Viene da sé che l’amputazione di un arto inferiore comporta un bagaglio importante di conseguenze, per questo è fondamentale che il paziente ne sia consapevole per poi iniziare un percorso di accettazione e di ripresa. Ecco quali potrebbero essere le principali conseguenze dopo l’amputazione di un arto inferiore:

  • fisiche: la perdita di un arto inferiore influisce sulla mobilità e sull’equilibrio. La persona deve imparare a camminare con una protesi e affrontare sfide fisiche nella vita quotidiana;
  • psicologiche ed emotive: l’amputazione può avere un impatto significativo sulla salute mentale;
  • arto fantasma: alcune persone possono sperimentare il “dolore dell’arto fantasma”, che è la sensazione di dolore dell’arto amputato;
  • adattamento alle protesi: l’utilizzo di protesi può richiedere tempo per l’adattamento. La persona dovrebbe imparare a indossarle correttamente e a sfruttare appieno le potenzialità;
  • complicanze fisiche: ci possono essere rischi di complicanze fisiche come infezioni della ferita, problemi vascolari residui e dolore cronico.

Procedura innovativa per pazienti amputati

Come accennavamo all’inizio di questo articolo, grazie alla tecnologia, l’approccio alla realtà è cambiato per tutti, ma per chi ha subito un’amputazione, lo sviluppo tecnologico rappresenta un elemento imprescindibile per ritrovare una piena funzionalità del proprio corpo.  A tal proposito sono davvero tanti i progressi scientifici fatti in questo ambito e altrettante le prospettive future che fanno ben sperare chi ha subito un evento così traumatico come quello dell’amputazione di un arto inferiore. 

In questo paragrafo approfondiremo la procedura nata in nord Europa e in fase di introduzione in Germania, Polonia e da pochissimo anche in Italia, all’Ospedale di Circolo di Varese, conosciuta con il nome di chiodo endomidollare per osteointegrazione.

Come si legge sul comunicato stampa diffuso dalla Regione Lombardia1, la protesi più conosciuta e collaudata detta anche a “invaso” per molti pazienti non è adatta, tra i motivi possono rientrare il tipo di amputazione o l’inadeguatezza del moncone. 

Alla luce di questo, la procedura nata in nord Europa prevede un’operazione durante la quale l’equipe medica provvede a inserire un chiodo nell’osso dell’arto amputato, che viene lasciato appositamente sporgere all’esterno del moncone per agganciare in seguito la protesi. In questo modo è possibile dare una possibilità anche a tutti quei pazienti che non tollerano, per diverse ragioni, la più conosciuta protesi “a invaso”. 

Ovviamente è importante precisare che anche questa procedura deve essere supportata da un adeguato percorso riabilitativo che il paziente deve iniziare, prima dell’intervento e continuare dopo, per adeguarsi alla protesi e riprendere una mobilità simile a quella che possedeva prima dell’amputazione.  

È importante precisare che questa procedura non è applicabile e idonea a tutti i pazienti amputati, proprio così come non lo è la protesi “a invaso”. 

Come può la realtà virtuale gestire il dolore da arto fantasma nei pazienti amputati?

ragazza con protesi al braccio e visore realtà aumentata

Realtà aumentata e dolore da arto fantasma: qual è la correlazione? Come detto poc’anzi, l’innovazione tecnologica ha avuto notevoli risvolti anche nel contesto medico e nella riabilitazione dell’amputato. 

Se prima abbiamo parlato della procedura introdotta per permettere a più pazienti di poter tollerare la protesi e riacquisire la propria indipendenza, in questo caso si parla di come la tecnologia, nello specifico la realtà aumentata, si sia rivelata utile nella gestione del dolore da arto fantasma, una conseguenza che molti amputati vivono dopo l’operazione.

Prima di capire come la realtà aumentata ha contribuito, è importante fare un passo indietro e comprendere che cos’è il dolore da arto fantasma. 

L’arto fantasma si riferisce a una sensazione dolorosa percepita in una parte del corpo che non esiste più. La causa esatta dell’arto fantasma non è completamente compresa, ma si ritiene che coinvolga il sistema nervoso centrale e periferico. Dopo un’amputazione, il cervello può continuare a inviare segnali al corpo come se l’arto fosse ancora presente.

Per affrontare il problema esistono diversi approcci terapeutici, tra cui la terapia dello specchio. Questo metodo coinvolge l’uso di uno specchio per creare l’illusione ottica che l’arto amputato sia ancora presente. L’obiettivo è quello di rieducare il cervello, riducendo la discrepanza tra le sensazioni avvertite nell’arto fantasma e le azioni eseguite dall’arto sano. 

Sullo stesso modello concettuale della terapia dello specchio, si sviluppa una delle terapie più all’avanguardia e recenti, che prevede l’uso della realtà virtuale (RV). La rappresentazione virtuale delle parti del corpo viene impiegata per creare l’illusione di un arto sano e funzionante, con l’obiettivo di ridurre il dolore e mitigare i disturbi percettivi in arti dolorosi e dismorfici. 

La tecnologia RV immersiva si sta dimostrando efficace come analgesico aggiuntivo non farmacologico per ridurre il dolore acuto. Come riporta la rivista “L’infermiere”2, è molto probabile che con il miglioramento della realtà aumentata, questa verrà maggiormente utilizzata per il trattamento del dolore da arto fantasma.

Quali sono le prospettive future in questo ambito? 

ragazza che sfiora i fiori con la mano

Anche se con le protesi elettromiografiche, che rappresentano i primi veri arti bionici in quanto sono in grado di ricevere informazioni dal corpo e rispondere con output, emulando il funzionamento dell’arto mancante, si sono già fatti importantissimi passi avanti, la ricerca in questo ambito non si ferma.

Infatti, tra gli obiettivi di innovazione nel contesto delle protesi per pazienti amputati vi è anche quello di ideare e realizzare dispositivi che permettano di restituire al paziente uno dei cinque sensi persi in seguito all’operazione, il tatto

In attesa di future scoperte e passi in avanti è importante che tutti coloro che hanno subito l’operazione inizino un percorso di riabilitazione mirato, che possa aiutarli a ripristinare la fiducia persa, ma soprattutto a riconquistare la propria autonomia.

Per farlo è necessario affidarsi a professionisti del campo, come il medico fisiatra d’eccellenza Marco Traballesi, che insieme all’equipe di fisioterapisti di Reha Group provvederà a studiare un percorso mirato di riabilitazione. Contattaci ora.

  1. https://www.asst-settelaghi.it/contenuto-web/-/asset_publisher/JfjQW9XDDZvR/content/all-ospedale-di-circolo-introdotta-una-procedura-innovativa-per-pazienti-amputati ↩︎
  2. https://www.infermiereonline.org/2023/04/28/la-realta-virtuale-per-la-gestione-del-dolore-da-arto-fantasma-revisione-sistematica/ ↩︎
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