Quali sono i rischi in cui può incorrere un paziente dopo l’amputazione di arto? 

L’amputazione di un arto rappresenta un intervento chirurgico estremamente complesso e delicato, che segna una svolta significativa nella vita di un paziente. Spesso conseguente a gravi traumi, infezioni, malattie vascolari o complicanze di patologie croniche come il diabete, l’amputazione non solo impatta fisicamente il paziente, ma anche psicologicamente ed emotivamente. La perdita di un arto comporta una serie di adattamenti e cambiamenti che coinvolgono molteplici aspetti della vita quotidiana, rendendo essenziale una comprensione approfondita dei potenziali rischi per garantire una gestione efficace e olistica del recupero.

Nel contesto clinico, i rischi post-amputazione sono molteplici e possono variare considerevolmente a seconda della salute generale del paziente, del livello e del tipo di amputazione, nonché delle condizioni che hanno portato all’intervento. Tra i rischi immediati, quelli di natura medica includono infezioni del sito chirurgico, emorragie e trombosi venosa. 

Oltre ai rischi fisici immediati, i pazienti amputati possono affrontare problemi a lungo termine come il dolore da arto fantasma, un fenomeno complesso, oppure rischi causati dal posizionamento scorretto del paziente in carrozzina o a letto. Non meno importanti sono gli aspetti psicologici e sociali del recupero. 

In questo articolo, esploreremo in dettaglio i principali rischi in cui il paziente può incorrere dopo l’amputazione di un arto. 

I rischi dipendenti dalla condizione psicologica: la riabilitazione di gruppo di Rehabile

L’adattamento a una nuova condizione di disabilità può causare disturbi dell’umore, ansia, depressione e una percezione alterata del proprio corpo. Un percorso con uno specialista diventa quindi un elemento cruciale per supportare il paziente nel percorso di accettazione e integrazione della nuova realtà.

La condizione psicologica del paziente è fondamentale anche perché molti dei rischi post-amputazione dipendono dalla condizione psicologica dell’amputato. Il paziente deve essere coinvolto e deve capire di essere un protagonista. Questo richiede un grande supporto da parte di tutta l’equipe medica e della famiglia, che devono essere altrettanto in grado di accompagnarlo durante il percorso, con l’obiettivo di mostrargli quali sono le possibilità future. 

A tal proposito, come racconta il Dott. Traballesi, specialista in Medicina Fisica e Riabilitazione, in Rehabile è stata adottata la terapia di gruppo (accanto a quella individuale). La riabilitazione di gruppo, già testata dal Dott. Traballesi nell’ex reparto per pazienti amputati presso la Fondazione Santa Lucia di Roma, permette agli amputati che si trovano in fasi di riabilitazione diverse di confrontarsi e di vedere persone con amputazioni uguali o in alcuni casi anche più gravi, che riescono a stare in piedi, camminare e fare altre attività. Questo aiuta il paziente, che deve iniziare ancora il percorso riabilitativo, a credere e vedere con i suoi occhi che esiste la possibilità di tornare alla vita e che l’amputazione non è l’inizio della fine, bensì un nuovo inizio, un nuovo modo di vivere la vita. 

Ovviamente la terapia di gruppo permette di limitare anche quelle convinzioni e stati psicologici in cui può incorrere il paziente amputato e che potrebbero quindi ostacolare consistentemente il percorso di guarigione e ripresa del paziente stesso. 

Il rischio di posizionamento scorretto a letto o in carrozzina

Come accennato in precedenza, tra i rischi che un paziente può affrontare dopo l’amputazione di un arto vi è quello di assumere posture scorrette durante il periodo trascorso a letto o in carrozzina.

Per un amputato di gamba, rimanere sempre seduto può portare a una flessione permanente dell’arto. Se il ginocchio rimane costantemente piegato, si rischia che diventi rigido e difficile da raddrizzare, rendendo la protesizzazione meno efficace o addirittura impossibile. Questa condizione può ostacolare significativamente il processo di riabilitazione e compromettere la mobilità futura del paziente. È quindi cruciale che i pazienti ricevano un adeguato supporto dagli specialisti, i quali hanno le competenze necessarie per fornire istruzioni precise e personalizzate, prevenendo così complicazioni come la flessione permanente della gamba.

Analogamente, per un amputato di coscia, il mantenimento di una posizione seduta prolungata può portare alla flessione del femore. Quando il paziente tenta di stare in piedi, il femore potrebbe non riuscire a verticalizzarsi correttamente, creando difficoltà significative nel processo di protesizzazione. Questo tipo di blocco articolare non solo limita la capacità di utilizzare una protesi, ma può anche provocare dolore lombare a causa dell’alterazione della postura e del carico sulla colonna vertebrale.

Per questi motivi, è essenziale educare i pazienti sull’importanza di mantenere posizioni corrette e variare frequentemente le loro posture. La prevenzione di tali complicazioni secondarie è possibile con un’adeguata informazione e formazione, riducendo il rischio di dolori aggiuntivi e migliorando il successo del percorso riabilitativo.

L’arto fantasma è tra i rischi dopo l’amputazione

Per iniziare, è importante sottolineare che le cause esatte della formazione dell’arto fantasma rimangono sconosciute, nonostante la vasta letteratura scientifica disponibile sull’argomento.

Una delle teorie più accreditate afferma che una parte del cervello che regola la porzione asportata si impossessa della parte del cervello che non deve più controllare la porzione dell’arto. Questo fenomeno è particolarmente evidente nell’arto superiore, poiché la mano occupa una vasta area di controllo nel cervello a causa della complessità e finezza dei suoi movimenti. Quando la mano viene amputata, queste aree cerebrali ridistribuiscono le loro funzioni, spesso causando la sensazione di avere ancora l’arto. Altre teorie suggeriscono che fattori psicologici e alterazioni nelle vie nervose, sia a livello cerebrale che spinale, possano contribuire a questa sensazione. Tuttavia, la teoria della riorganizzazione cerebrale rimane la più accreditata al momento.

Cosa si intende esattamente per arto fantasma? Si tratta della sensazione, provata dalla persona amputata, di avere ancora l’arto che è stato rimosso. Questa sensazione può manifestarsi come dolore oppure come percezioni anomale. Un fenomeno comune è quello del telescopico, in cui i pazienti sentono il piede avvicinarsi al ginocchio o allontanarsi, e lo stesso può accadere con l’arto superiore.

Questa sensazione fastidiosa può essere gestita attraverso vari trattamenti. La terapia farmacologica può aiutare a ridurre il dolore, mentre tecniche come la Mirror Therapy si sono dimostrate efficaci nel migliorare e persino eliminare la sensazione dell’arto fantasma. La Mirror Therapy, in particolare, sfrutta l’illusione visiva per “ingannare” il cervello, aiutandolo a riorganizzarsi e a ridurre le sensazioni anomale.

È importante notare che la presenza dell’arto fantasma può rallentare il percorso riabilitativo e il recupero complessivo del paziente. Tuttavia, indossare regolarmente la protesi, limitare il tempo trascorso a letto o seduti, può accelerare la diminuzione e, in alcuni casi, l’eliminazione completa della sensazione dell’arto fantasma.

In definitiva, un approccio proattivo e integrato alla gestione dell’arto fantasma può significativamente migliorare la qualità della vita dei pazienti amputati, facilitando un recupero più rapido e completo.

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